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CORSICA: Compagne d’armi

Words by Audrey LEBELAudrey Lebel portraitPictures by Marco PANZETTIMarco Panzetti portraitTranslation by Veronica MONTIVeronica Monti portrait

A partire dagli anni ’70, parallelamente alla lotta armata degli uomini incappucciati del Front de libération nationale corse (FLNC), in Corsica ha iniziato a svilupparsi un nazionalismo femminista. Oggi Donne di Manca è il solo gruppo autonomista che si batte per l’emancipazione delle donne. E dell’isola.

Anne-Laure Cristofari ha quasi la stessa età del FLNC (Front de la Libération Nationale de la Corse, ‘Fronte di liberazione nazionale della Corsica’, nda.). Infatti, nasce nel 1978, due anni dopo la fondazione del movimento per la lotta per l’indipendenza dell’isola e a tre anni di distanza dall’occupazione di Aléria, un paese dell’Alta Corsica che è stato terreno di battaglia tra il movimento nazionalista ARC (Action pour la Renaissance de la Corse, ‘Azione per la rinascita della Corsica’, ndr.) di Edmond Simeoni, da un lato, e l’esercito francese, dall’altro. Un episodio sanguinoso che segnò l’inizio del braccio di ferro tra lo stato francese e gli indipendentisti corsi.

Anne-Laure Cristofari cresce al ritmo dei sussulti del movimento indipendentista armato a Parigi, città in cui vive in quel periodo. Di origine corsa, non capisce tutto quello che accade nell’isola, ma ne sostiene la causa, rivendicando, dalla più tenera età, la sua ‘corsitudine’. «A Parigi mi sentivo un’immigrata dentro. Così piccola, volevo già tornare a casa», spiega con gli occhi lucidi. Con le grandi manifestazioni del 1989, i còrsi reclamano (e ottengono) un ‘bonus di insularità’ per far fronte al costo della vita. «Si parlava di ‘Islo murto’ (‘isola morta’, ndt.). Dall’alto dei miei 11 anni, mi chiedevo: ‘In che senso isola morta?’ Mio padre era molto critico nei confronti delle violenze compiute contro lo stato. Io gli facevo domande. Ero una ribelle, ed ero contro tutto ciò che aveva a che fare con il patriarcato».

Ritorno alle origini

Gli anni ’90 sono caratterizzati dalla scissione interna al FNLC. Il fatto genera un’ondata di violenze senza precedenti sull’isola: 600 attentati all’anno e una lotta all’ultimo sangue tra le due fazioni opposte del movimento, Canale storico e Canale abituale. Anne-Laure vive questi ‘anni di piombo’ tra la paura e «la volontà di capire come un popolo che combatte per la propria indipendenza possa auto-massacrarsi». Nel 1998, anno dell’assassinio del prefetto Erignac per mano del militante indipendentista, Yvan Colonna – soprannominato il pastore di Cargèse – Anne-Laure frequenta la classe préparatoire (‘corso avanzato al liceo’, ndr.): «Intuii che avevamo fatto un balzo in avanti. Ma avevo paura che le persone traessero conclusioni del tipo ‘tutti i corsi sono responsabili della sua morte’».

A ogni modo,nNel 2005 Anne-Laure si trasferisce a Calvi e si unisce al movimento di sinistra A Manca (‘A sinistra’, ndt.). È qui che forgia la sua cultura indipendentista. «Sono figlia del movimento Riacquistu, riappropriazione in lingua corsa», spiega con orgoglio. «Questa corrente culturale e politica reclama un ritorno all’identità corsa, fin dagli anni ’70». Anne-Laure legge molto, allarga le sue conoscenze e affina il suo pensiero nazionalista femminista. 

La nostra protagonista fa parte di una generazione per così dire allattata dal FLNC, cullata dai racconti delle azioni dell’organizzazione militare clandestina: fanatici o eroi, a seconda dei punti di vista. Nel suo milieu non si parla d’altro: azioni da commando, incendi di capanne e di ville, attentati contro i simboli dello stato, ma anche le famose ‘notti blu’, ovvero: una serie di attentati perpetrati, una volta l’anno, nel corso della stessa notte in tutto il territorio della Corsica. Negli ultimi 40 anni, L’FLN ha causato più di 9mila esplosioni sull’isola. Oggi Anne-Laure continua a sostenere il movimento, nonostante i morti causati dal 1976, gli arresti e le tendenze claniche. Nell’entroterra còrso, su strade sinuose, tra i paesi nascosti e in mezzo alle montagne, le tracce del movimento armato indipendentista sono ancora visibili: cartelli crivellati, nomi di paesi dove le parole francesi sono state cancellate e riscritte nell’idioma locale, slogan nazionalisti, ecc.

Anne-Laure auspica un uso egualitario del francese e del còrso nel settore amministrativo e rifiuta ogni tutela paternalistica da parte della Francia metropolitana (locuzione usata per definire la parte continentale della Francia, ndr.). Il suo attivismo ha sempre preoccupato la famiglia. «Mio padre mi diceva: ‘Vai troppo in là, ti rendi conto dei guai in cui ti stai cacciando?’ Ma si è accorto presto che non sarebbe riuscito a fermarmi». Continua: «Non sono nazionalista nel senso del ripiegamento identitario. Preferisco definirmi autonomista, nel senso di ‘padrio’, un termine affettuoso che sta per ‘patriota’ in còrso». 

Oggi, quando passa per le vie di Calvi, saluta calorosamente, in còrso, il direttore dell’hotel Belvedere e i suoi alunni. Qui la conoscono un po’ tutti. La giovane insegna storia e geografia alla scuola media, sia nelle classi tradizionali che in quelle bilingue, «quelle che hanno l’impronta nazionalista», come dice lei.

Alle riunioni dei militanti di A Manca, che comincia a frequentare all’età di 27 anni, Anne-Laure sente di essere al centro in un mondo «con una visione virilista in cui l’uomo prende le armi e si dà alla macchia, mentre le donne stanno a casa tranquille». Tutto questo la irrita. 

Una processione religiosa celebra l’immacolata concezione, il giorno 8 dicembre 2019. Si tratta anche del giorno della “Festa di a Nazione”, la festa “nazionale” corsa.
Una processione religiosa celebra l’immacolata concezione, il giorno 8 dicembre 2019. Si tratta anche del giorno della ‘Festa di a Nazione’, la festa ‘nazionale’ còrsa.

Antropologa e autrice di una tesi sui movimenti femministi e nazionalistici all’Università di Corte, Caroline Torres conferma che «la maggior parte delle donne dell’FLNC ha partecipato alla lotta in sordina. Si occupavano soprattutto della logistica necessaria ai combattimenti». Custodire le armi, nascondere i militanti, ricevere istruzioni. Un ruolo determinante, ma in ombra. 

Dominique Giacomoni, 62 anni, militante di Donne di Manca (‘Donne di sinistra’ in còrso, ndr.) e amica di Anne-Laure, ha fatto parte dei primi gruppi femministi nazionalisti degli anni ’80. È lei a ricordare come, un giorno, si sia ritrovata in testa a un convoglio di vetture che portavano esplosivi ai guerriglieri. «Avevo con me mio figlio», ricorda. «Non tolleravo più l’asservimento della nostra famiglia allo stato francese e alle leggi del clan». Per ‘clan’, lei intende i potenti e i ricchi. A farle eco, Germaine de Zerbi, fondatrice del momento Donne Còrse e figura emblematica del femminismo nazionalista còrso: «La violenza del clan è più violenta di quella degli esplosivi». 

Fondato nel 1981, il movimento Donne Còrse tenta allora di coniugare femminismo, nazionalismo e socialismo. Una missione difficile. «Si guarda al femminismo con sospetto», spiega Caroline. «Viene spesso considerato una costruzione esterna importata dalla Francia o da altrove che non si applicherebbe alla Corsica, perché non ne avremmo bisogno».

Dominique Giacomoni, 62 anni, è membro di Donne di Manca (‘Donne di sinistra’), un movimento socialista e femminista di indipendenza còrso. 

Una cultura ‘virilista’

«Nella nostra cultura mediterranea, ci piace pensare che da noi le donne siano trattate meglio che altrove», ironizza Anne-Laure. La donna è innanzitutto una madre: dà luogo alla vita che va preservata. Ancora oggi, fratelli, padri o cugini tengono d’occhio i pretendenti delle donne delle famiglie. Ma soprattutto, secondol’associazione, Femmes Solidaires Corse (‘Donne solidali còrse’, tdr.), ogni anno, circa 500 donne corse sporgono denuncia per violenza domestica, un numero che, relativamente alla popolazione locale di riferimento, è al di sopra della media nazionale. Si tratta di riflessi di una società paternalistica che hanno nutrito la determinazione di Anne-Laure.

È stata Anne-Laure stessa a inaugurare la sezione femminista (non mista) del movimento A Manca, Donne di Manca, nella primavera del 2019. Attualmente il gruppo conta circa 30 donne provenienti da tutta l’isola, tra i 25 e i 60 anni, ma Anne-Laure vorrebbe trasformare l’esperienza in una vera e propria leva di azione politica. «L’evento scatenante? Il femminicidio di Jules Douib, a Isola Rossa, nel marzo 2019». Si è trattato dell’ottavo caso in Corsica in questi ultimi anni, a detta dell’associazione Femmes Solidaires. Hanno ingoiato il rospo per troppo tempo: «Sono giunta alla conclusione che bisogna cambiare la mentalità. Soprattutto quando vedo, tra i miei alunni, ragazze che portano lo zaino del fidanzato». Dal 2017 in poi e, più precisamente, dall’elezione alla presidenza del Consiglio esecutivo della Corsica di Gilles Simeoni, nazionalista convinto, ex-sindaco di Bastia e avvocato di Yvan Colonna nel processo dell’assassinio del prefetto Erignac, si contano più donne nella politica locale. Un passo in avanti per Anne-Laure, a cui comunque dà fastidio che il giornale satirico A piazzetta presenti la foto delle donne nazionaliste elette all’Assemblea con l’appellativo: ‘Les Simeonettes‘ (‘Le Simeonette’, tdr.). 

Le riunioni di Donne di Manca si svolgono a cadenza ancora irregolare all’università di Corte – l’unica dell’isola. È qui che Anne-Laure incontra anche studentesse che fanno parte dei sindacati nazionalisti. «All’inizio mi sono detta: ‘Fantastico, delle militanti!’ Ma poi mi sono resa conto che erano solo compagne di leader maschi. Si tiravano indietro non appena cercavo di parlare con loro. Avevo voglia di dire: ‘Ma smettetela di fare le ‘groupies’, di pensare soltanto a lavare e stirare cappucci! Anche voi avete lo stesso diritto di partecipare alla lotta!’». Prendere la parola: è proprio questa l’idea di Donne di Manca. Durante una delle riunioni, le militanti parlano della difficoltà di essere donne in Corsica e di come ottenere una maggior uguaglianza. All’ordine del giorno: la realizzazione della prima azione del gruppo. «Una campagna di affissione di slogan contro la violenza di genere, in lingua còrsa, nelle città di Bastia, Calvi, Ajaccio e Porto Vecchio». 

La notte scende sull”Isola della bellezza’. È così che i francesi chiamano la Corsica. Anne-Laure sale le scale del suo palazzo facendosi luce con la torcia del telefono. Abita all’ultimo piano da sola col suo gatto Libbecciu, in un modesto ma confortevole appartamento di 39 metri quadrati che si affaccia sulla cittadella, come per meglio sorvegliarla. Single e senza figli, sente spesso la diffidenza che la sua situazione ispira a chi le sta intorno, persino ai suoi cari. «Il fatto che una donna sia indipendente, attiva e militante fa paura agli uomini», sospira. 

«Un’Europa diversa, insieme alle altre altre isole del Mediterraneo»

Anne-Laure spera nell’ascesa dei nazionalisti al potere, in una conversione riuscita del partigiano di una volta nelle aule ovattate della politica. Eppure anche lei sa che una completa indipendenza della Corsica è impensabile. «Non siamo la Catalogna, una delle regioni più ricche della Spagna, che, oltre al turismo, beneficia della presenza di grandi aziende a Barcellona. Somigliamo di più all’Italia meridionale, un’area economicamente in difficoltà». A volte, sogna una specie di confederazione mediterranea. «Un’Europa diversa, insieme alle altre isole del Mediterraneo, lontane dall’assurdità di questa Europa liberale che relega l’essere umano nell’ombra. Una confederazione di popoli con cui abbiamo delle affinità. Siamo a soli 12 chilometri dalla Sardegna: ci sarebbe davvero una logica territoriale». 

Nonostante l’FLNC abbia ufficialmente deposto le armi nel 2014, i combattimenti non sono finiti. Nell’ottobre 2019, un gruppo che si proclama il ‘nuovo FLNC’ ha annunciato la rinascita del movimento. «Non sono dei nazionalisti, ma dei fascisti di estrema destra», sostiene Anne-Laure. Lei non crede molto al ritorno di un conflitto armato sull’isola. Ma assicura: «se andrà così, non esiterò a prendere le armi». Autonomia dell’isola ed emancipazione femminile: Anne-Laure non si farà certo sfuggire l’occasione. 

Pantaleon Alessandri, 65 anni, uno dei fondatori dell’FLNC. «Sono le femministe che hanno creato per prime il gruppo ‘E calze rosse’, prima del FLNC, nel 1972-73. Sul campo le combattenti erano poche. Alle donne veniva chiesto soprattutto di passare l’esame di guida, perché ispiravano meno diffidenza. Mettevano baguettes o seggiolini per bambini nell’auto quando trasportavano armi o munizioni. A loro non è mai stato concesso di passare oltre una certa soglia di violenza, come partecipare ad azioni da commando. È un fatto sicuramente legato alla nostra cultura, in cui la donna è soprattutto una madre, quella che dà la vita da preservare».