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MALTA: Aborto online

Words by Eva HOFFMANNEva Hoffmann portraitPictures by Maria Jou SOLMaria Jou Sol portraitTranslation by Christian CAPONEChristian Capone portrait

A Malta, per un aborto si rischiano fino a tre anni di reclusione. Ma da quando l’anno scorso, in Irlanda, l’interruzione della gravidanza è stata legalizzata per mezzo di un referendum, i servizi di consulenza online si stanno facendo largo anche nell’isola del Mediterraneo. Intanto, sul web, gruppi conservatori e progressisti si battono per i valori di una società in transizione.

Nell’autunno del 2018, prima di rimanere incinta, Julie Borg non sapeva che a Malta si potesse finire in prigione per un aborto. «Quando l’ho capito sono andata completamente nel pallone», racconta. Così Julie ha subito comprato un secondo test di gravidanza. Ma quando anche quest’ultimo ha dato esito positivo, ha acceso il portatile in cerca di soluzioni. 

Julie si è trasferita sull’isola nel Mediterraneo nella primavera del 2017 dopo anni passati in Turchia. In seguito al colpo di stato fallito del 2016, l’atmosfera si era fatta troppo pesante. Racconta che si sentiva come schiacciata, da un lato, dalla mentalità delle persone, dall’altro, dai muri dell’appartamento in cui viveva con suo marito, Adrian. L’amore per il compagno era svanito in modo silenzioso, ma inesorabile, come elio che fuoriesce da un palloncino da quattro soldi. Julie ammette che avrebbe preferito una chiusura netta. Ma la fine col botto non è mai arrivata. A ogni modo, in seguito alla separazione, Julie ha trovato un nuovo partner. Eppure, durante le visite regolari di Adrian, i due ex coniugi hanno continuato a giocare alla famiglia perfetta di fronte al figlio. A volte, in modo talmente credibile, che hanno finito per crederci un po’ anche loro. In poche parole: sono finiti di nuovo a letto insieme.

È per questo motivo che, in quel giorno del 2018, Julie non poteva sapere chi fosse il padre. Oggi spiega che se avesse potuto abortire legalmente, nessuno dei due avrebbe mai saputo della gravidanza. «Le mie storie d’amore sarebbero rimaste un affare privato». Poi aggiunge: «E invece stava per avere inizio la peggior settimana della mia vita».

«Non ci è consentito di consigliare l’aborto»

Quando Julie ha inserito le parole ‘aborto Malta’ nel motore di ricerca, non ha trova nulla. Invece di riferimenti di consultori per donne incinta, è stata reindirizzata a siti cattolici di attivisti che si definiscono ‘pro-life’ (‘a favore della vita’, tdr.). Ma in quanto madre single con un lavoro a tempo pieno che vive lontana dalla famiglia e senza un partner stabile, non ha dubitato un secondo della sua volontà. Così si è data malata al lavoro e ha trascorso una settimana davanti al computer, consultando ogni forum e leggendo di metodi alternativi di aborto. Ha finito per bere litri di infuso di prezzemolo e mangiare zenzero e semi di papaya a volontà. Poi ha ingerito quanta più aspirina il suo corpo potesse metabolizzare. «Ho davvero pensato a quell’immagine stereotipata del ferro da stiro utilizzato come strumento per l’aborto», dice. «Ero pronta a fare qualsiasi cosa e ho anche avuto fantasie suicide. Un unico pensiero occupava la mia mente: dovevo sbarazzarmi di quel peso». Poi un’amica ha spiegato a Julie cosa fanno le altre donne che vivono a Malta e che si ritrovano nella stessa condizione: lasciano l’isola.

In Sicilia, le cliniche private traggono profitto dal divieto di aborto che vige a Malta. Infatti, le donne maltesi prendono traghetti anda e ritorno in giornata per l’Italia per interrompere la gravidanza. Alcune di loro poi condividono i contatti online. Di solito, c’è una persona in attesa al porto che accompagna le donne a fare shopping e, successivamente, alla clinica.
In Sicilia, le cliniche private traggono profitto dal divieto di aborto che vige a Malta. Infatti, per interrompere le gravidanze, le donne maltesi prendono un traghetto – andata e ritorno in giornata – per l’Italia. Alcune di loro poi condividono i contatti online. Di solito, una volta arrivate in Sicilia, c’è una persona in attesa al porto che accompagna le donne a fare shopping e, successivamente, alla clinica.

La legge maltese sull’aborto è la più severa che esista in tutta Europa. La Costituzione riconosce al Cattolicesimo lo status di religione di stato. Mentre in altri Paesi europei, come la Polonia, Andorra o il Principato di Monaco, l’aborto è permesso qualora la vita della madre sia in pericolo, o nel caso in cui la gravidanza sia frutto di una stupro, a Malta, la pratica rimane illegale anche in queste circostanze. Ecco allora che le donne che possono permetterselo volano in Germania, Belgio o Inghilterra per abortire. Altre prendono il traghetto per la Sicilia, si recano in una clinica privata e tornano a Malta nell’arco di ventiquattro ore. Il Partito verde maltese stima che ogni anno circa 300-400 donne lascino l’isola per abortire. In realtà, da poco più di un anno, qualcosa è cambiato: le donne maltesi possono ordinare la pillola abortiva online. Com’è possibile? Tutto ha a che fare con un referendum che si è tenuto su un’altra isola europea, a 2.500 chilometri di distanza, in Irlanda.

Il 25 maggio 2018, il 66,4 per cento degli irlandesi che hanno partecipato al referendum ha votato per abolire il divieto assoluto di aborto dalla Costituzione del Paese. A prendere il posto dell’ormai abrogata legge, una norma che permette la pratica a determinate condizioni, ovvero: a patto che avvenga durante le prime 12 settimane di gravidanza, ma anche successivamente, nel caso in cui la vita della madre sia in pericolo, o si riscontrino anomalie fetali.

Da allora, la Abortion Support Network (ASN), un’organizzazione che ha sede nel Regno Unito, offre i suoi servizi di consulenza – tra cui il rimando a siti web tramite i quali è possibile ordinare pillole abortive – anche a Malta, online e in modo anonimo. Si tratta di una novità assoluta per lo stato del Mediterraneo, dove, secondo un sondaggio di Malta Today, oltre il 90 per cento dei cittadini si identifica come cattolico e dove, in media, c’è una chiesa per chilometro quadrato. Nel frattempo, a Malta, la pillola del giorno dopo è disponibile già da tre anni. Ma l’unica farmacia dell’isola aperta tutto il giorno è una delle tante che non vende il contraccettivo per obiezione di coscienza. ASN non vende pillole abortive, invece. Queste ultime vengono commercializzate da Women on Web, una ONG con base ad Amsterdam. Eppure, il prodotto viene spesso intercettato alla dogana, visto che, a Malta, è illegale. Le pillole arrivano in buste non appariscenti, imbottite, all’interno di una pellicola d’argento, piene zeppe di timbri di tutti i Paesi che hanno attraversato prima di raggiungere l’isola. A volte, per non suscitare sospetti, vengono addirittura spedite dentro a delle scatole di giocattoli. E non c’è mai un foglietto illustrativo di accompagnamento. Il bugiardino viene infatti inviato via e-mail insieme a un questionario medico. 

«È sempre pericoloso ordinare farmaci online», afferma Elena Saliba. «Non si sa mai con certezza che cosa si stia acquistando». Saliba ha 33 anni e lavora nel reparto pediatrico dell’unico ospedale statale di Malta. «A noi si rivolgono ragazze tredicenni vittime di violenze sessuali e con gravidanze ad alto rischio. Inoltre trattiamo anomalie embrionali che portano alla morte certa del bambino alla nascita. Ciononostante non ci è consentito consigliare l’aborto», spiega. Così, quando la scorsa primavera si è riunita la prima alleanza ‘Pro-Choice’ (‘Per la libertà di scelta’, tdr.) per il diritto di libera scelta delle donne sull’aborto, la trentatreenne ha aderito e dato vita al gruppo ‘Doctors pro Choice’ (‘Dottori per la libertà di scelta’, tdr.) insieme ad altre colleghe. In seguito, il superiore di Saliba in ospedale ha iniziato una raccolta firme a danni della professionista. Hanno firmato tutti i colleghi, tranne una persona. Ma Saliba non si è lasciata intimidire: «Ne va del benessere delle pazienti. Le donne abortiranno comunque, indipendentemente dal fatto che sia legale o meno. Non dovrebbero rischiare la vita per questo».

Nel suo reparto, il numero di gravidanze indesiderate in età adolescenziale è visibilmente diminuito da quando è disponibile la consulenza online dell’ASN. Saliba sospetta che siano soprattutto le giovani a ordinare online il farmaco a base di mifepristone e misoprostolo. Quali sono i rischi? Un aborto indotto da farmaci è possibile solo fino all’ottava settimana di gravidanza. Inoltre, possono insorgere forti crampi ed emorragie. Attraverso la vendita online non c’è alcun controllo sull’utilizzo del farmaco anche in stadi molto avanzati della gravidanza. Questo può mettere a repentaglio la vita delle pazienti. Infatti, poche donne sono disposte a consultare un medico in seguito alla manifestazione di simili effetti collaterali. Ciò vuol dire che raramente vengono effettuate sedute di consulenza in grado di prevenire future gravidanze indesiderate. «Il problema non è solo lo stigma sociale che impedisce alle donne di chiedere un parere medico, ma anche la mancanza di educazione sessuale nelle scuole e nelle università», dice Saliba. Nei suoi studi di medicina, il capitolo sull’aborto è stato semplicemente saltato. La Chiesa cattolica gestisce due terzi delle istituzioni educative a Malta. Da giovane, durante le lezioni di educazione sessuale, a Saliba fu insegnato che l’astinenza è la migliore forma di contraccezione.

La Costituzione di Malta riconosce il Cattolicesimo come religione di stato. L’isola ha la regolamentazione sull’aborto più conservatrice di tutta Europa.

Chi non è originario di Malta, conosce l’isola per lo più per le feste in spiaggia e gli yacht di lusso. Lo stigma che grava sulle donne rimane nascosto dietro la facciata mondana dell’isola. Oltre il 20 per cento dei quasi 500mila abitanti di Malta proviene dall’estero. Il fatto che questi portino anche una visione diversa del mondo preoccupa la parte più conservatrice del Paese, quella delle immagini di Maria, dei crocefissi e delle cattedrali. Per dire, il divorzio è stato legalizzato solo nel 2011 – fino ad allora era uno dei pochi casi al mondo, insieme a Filippine e allo Stato del Vaticano. Dal 2014, le coppie omosessuali possono sancire ufficialmente l’unione civile.

La guerra dei mondi a Malta

«La nostra Malta non è più quella di una volta», afferma il segretario dell’organizzazione Life Network Malta. «Ora stiamo diventando progressisti», quasi fosse un insulto. La sua superiore, Miriam Sciberra, che qui tutti chiamano ‘dottoressa Miriam’, è una delle poche persone che si battono contro il «decadimento della società». È stata Sciberra, di professione dentista e madre di nove figli, a fondare l’associazione. Life Network Malta offre un servizio di hotline online. Grazie a questa ultima, nel 2019, l’organizzazione ha «salvato» sette bambini, afferma Sciberra. Con ‘salvato’ intende che le donne sono state convinte a decidere di non interrompere la gravidanza.

L’organizzazione tiene corsi di educazione sessuale nelle scuole e invita famosi antiabortisti degli Stati Uniti nelle università del paese. Sciberra è inserita in un network anti-aborto europeo e frequenta corsi di formazione in Serbia e Romania. Durante l’intervista nel suo ufficio nel cuore della capitale La Valletta non si toglie il cappotto rosso. È sbrigativa nel rispondere. Dice che ci sono cose di cui non parla più. Per esempio, del fatto che «l’aborto sia un omicidio», o che si tratti di un «genocidio dei nascituri», oppure, ancora, che in confronto al «trauma dell’aborto», quello dello stupro sia poca cosa. Da quando Malta si è aperta all’Ue, anche i «media mainstream» promuovono la «lobby dell’aborto», dice. Dopo l’intervista, durante la funzione religiosa a celebrazione del quinto anniversario dell’organizzazione, Sciberra prega in ginocchio per i bambini che non sono mai nati. 

La mera presenza di questo scontro di culture mostra, tuttavia, che quella di oggi è una Malta diversa da quella che Julie ha vissuto più di un anno fa. Se Julie si fosse ritrovata nel 2020 a cercare su internet la parola ‘aborto’, avrebbe trovato il sito dell’ASN. Se si fosse rivolta a Doctors Pro Choice, avrebbe ricevuto una consulenza su come ordinare in tutta sicurezza la pillola abortiva. Ma tutto questo, nell’autunno del 2018, quando Julie, test in mano, era pronta a fare qualsiasi cosa pur di interrompere la gravidanza, non esisteva.

Prima di quel episodio, la vita sessuale di Julie era sempre andata secondo i piani. A 18 anni aveva desiderato un rapporto sessuale; e la notte stessa del suo compleanno è andata a letto con un uomo. Dopo il matrimonio con Adrian voleva un figlio; e pochi mesi dopo essersi sposata è rimasta incinta. Quando si è resa conto che l’amore era svanito, ha avuto un amante. Un secondo figlio non rientrava nei suoi piani nel 2018: «Ho provato rabbia nei confronti di questo paese che mi ha negato la libertà di scegliere. Ero arrabbiata con me stessa per tutto il male che stavo infliggendo al al mio corpo in segreto. Ero arrabbiata con questa società che mi ha costretta a mentire a chi mi era vicino». Ma in fondo quella stessa rabbia ha anche scacciato la paura.

Dopo essere andata all’estero per interrompere la gravidanza, Julie ha riguadagnato la sua autonomia.
Dopo essere andata all’estero per interrompere la gravidanza, Julie ha riguadagnato la sua autonomia.

Dopo giorni di crampi allo stomaco e notti insonni, Julie ha raccontato finalmente a entrambi gli uomini della gravidanza indesiderata. A quel punto, era all’ottava settimana. Così, al lavoro, ha fatto finta di essere di nuovo malata. Poi ha chiesto al padre di venire a Malta per fare il babysitter, perché lei sarebbe dovuta andare a un fantomatico evento lavorativo a Bruxelles. Nel frattempo, un cugino ha preso un appuntamento per abortire in Turchia. Adrian ha acquistato il biglietto dell’aereo. Giunti a destinazione, anche lui ha dovuto sottoscrivere un foglio in cui, in qualità di marito, acconsentiva all’aborto. La procedura è durata meno di un’ora ed è costata circa 300 euro. Poi alcune amiche sono andate a prendere Julie in ospedale. E sono andate a bere un giro di Raki.

In meno di 48 ore Julie Borg è tornata alla sua vecchia vita. Ripensando a quei giorni dice che aveva ripreso il controllo della situazione. Non si è mai pentita della sua scelta.

Un raggio di sole sul mar Mediterraneo. Julie Borg si è sempre trovata bene a Malta, fin quando l’isola non è diventata una minaccia per lei.
Un raggio di sole sul mar Mediterraneo. Julie Borg si è sempre trovata bene a Malta, fin quando l’isola non è diventata una minaccia.